Maryan, la ragazza che si ispira a Samia

Ha 19 anni, si chiama Maryan, viene dalla Somalia, terra che negli ultimi decenni è stata sinonimo di guerra civile e di gruppi terroristici, ma anche di speranze. Quella della ragazza in gara sui 400 di Rio è di farsi strada nell’atletica. Per questo è a Rio, allo stadio Engenhao, nella mattinata del 13 agosto. E’ la più lenta delle 57 partecipanti alla gara: compie il giro di pista in 1’10”14, la medaglia d’oro è quasi 21 secondi più sotto…Eppure quella maglia e quella fascia con i colori del cielo, celeste che più celeste non si può, conquistano il pubblico. Un pubblico che comincia ad accorgersi di lei, a incoraggiarla, a regalarle un grande applauso. Maryan Nuh Muse è contenta.

Rio de Janeiro è solo l’inizio. Sul rettilineo, per un attimo, quella maglia e quella fascia celeste ci provocano un tuffo al cuore. La stessa maglia e la stessa fascia di Samia Yusuf Omar, somala pure lei. Ma chi era Samia? Aveva gareggiato all’Olimpiade di Pechino, nei 200 metri, come Muse, arrivando ultima nella sua batteria. Poi era tornata a casa e si era persa fra i suoi sogni: voleva allenarsi, crescere come atleta, trovare un posto dove non fosse così complicato e difficile trovare un campo per allenarsi. I suoi amici e il suo allenatore pensarono che fosse andata nella vicina Etiopia per allenarsi, e invece voleva l’Europa: un desiderio che le costò la vita, perduta in uno dei barconi della morte del mar Mediterraneo nell’aprile del 2012, proprio a pochi mesi dalla possibilità di ricominciare dall’Olimpiade di Londra.

Muse sembra per un attimo Samia. L’allenatore è lo stesso, Mohammed. E’ lui a raccontare che fra le due ragazze c’è qualcosa, c’è Muse, che come diverse ragazze somale, si è ispirata a Samia. “Ora la situazione è migliorata”, dice lui. Muse tornerà a Mogadiscio, ma forse potrà restarci per allenarsi nel Baanadir Stadium. L’Olimpiade di Tokyo l’aspetta.